[QUESTO POST PRE-FINE SETTIMANA SI LEGGE ASCOLTANDO: FINIS TERRAE di Kristen Noguès]
L’annunciato, brusco, calo delle temperature mi ha fatto venire in mente, stamattina, alcune situazioni fredde nelle quali mi sono trovato. Posti estremi. Non per le temperature in se’ (tutto sommato molto miti) ma per cio’ che rappresentavano.
Riassumo, e semplifico, con due foto.
La prima, scattata a Capo Nord:
Capo Nord: miei passi all
La seconda, invece, scattata, pochi mesi dopo, nel lembo estremo del Sud Africa:
Passi
Alfa e Omega, davvero. L’inizio e la fine del mondo. Un lunga linea verticale che unisce due luoghi solo apparentemente distanti ma in realtà relativamente vicini e che hanno in comune la collocazione ideale all’estremo; alla fine; al confine del mondo conosciuto.
Ne scrissi a profusione sul “vecchio” blog e non lo rifarò qui per non annoiare i nuovi-vecchi amici.
Procedo, però, per immagini e ricordo che in entrambi questi luoghi “estremi” – e in comune con tutti i posti simili di frontiera – c’erano le solite indicazioni di direzione di città molto distanti. A voler ricordare, se ve ne fosse stato bisogno, la distanza fisica da tutto il resto del mondo conosciuto:
Kirkenes
Capo di Buona Speranza
Non vi annoio con commenti, storie, raccontini etc. Voglio solo rimettere a posto nella mia memoria alcune suggestioni.
Che sigillo giusto con un aneddoto divertente ma, forse, rivelatore dello spirito di un viaggiatore.
Atterrati a Kirkenes, nel Finnmark norvegese, una sonnolente cittadina sul mare di Barents al confine con la Russia, ci attendeva la notte artica. Una lunghissima, fredda, scivolosa, oscurità. Molto affascinante, a dir la verità.
Accesi, per gioco, il mio navigatore Tom Tom appena sceso dall’aereo. Evidentemente era rimasto settato sull’ultimo percorso effettuato, a Roma ovviamente.
Dopo qualche secondo, giusto il tempo di agganciare i satelliti (cosa facilissima in quella zona…), una voce ruppe il silenzio nel pulmino che ci portava in paese:
“Appena potete, tornate indietro”
e indicava la strada.
Forse è la cosa più saggia che un viaggiatore vuole sentire quando si trova in un luogo estremo: la via di casa. Magari non ha nessuna intenzione di intraprenderla. Ma è bello sapere dov’è.
Antonio
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