Ogni tanto sfoglio le pagine del mio vecchio blog e mi sorprendo a ridere (o meglio, sorridere) di quello che scrivevo.
Sono post piuttosto lunghi. Li divido in due giornate. A domani il seguito.
Sono a Kuala Lumpur, capitale della Malesia. Non chiedetemi perchè, è un po’ lungo e complicato…. 🙂
Comincio una cronaca – quasi – in tempo reale di questi pochi giorni. Me ne restano ancora tre sui quattro originari. Breve, brevissimo tempo. E per la maggior parte – ovviamente – dedicato al lavoro. Ma non potevo evitare di reindossare i confortevoli panni del viaggiatore “per caso”.
Seguitemi…
Antonio
—————–
Un indovino disse anche a me…
15 o 16 settembre 2006 (dipende dal fuso orario)
Orario a destinazione: mezzanotte
Sui cieli del Turkmenistan
7 ore all’arrivo
6500 km da percorrere
Velocità 983 km/h
Temperatua esterna: -15°
———-
Il computer di bordo mi fornisce tutte queste informazioni sul piccolo schermo lcd davanti ai miei occhi. E mi disegna anche una mappa dinamica della posizione.
Guardo fuori, è da poco terminato uno splendido tramonto sul mar caspio; è buio adesso ma secondo il navigatore quelle luci dovrebbero essere di Ashkhabad. Quindi da qualche parte lì a sinistra dovrebbe esserci Teheran.
Le chiavi della crisi dei nostri tempi sono qui sotto, al buio, da qualche parte…
Buffo, sono in viaggio di lavoro, diretto a Kuala Lumpur, ma sento che la curiosità del “viandante” sta prendendo il sopravvento sull’adrenalina lavorativa.
Questa partenza è stata inaspettata ed improvvisa. Routine professionale. Ore ed ore spese a preparare tre presantazioni per una platea che immagino non facile; ore impiegate a “capire” i dettagli logistici: domani una notte a Putrujaia, poi traferimento a Kuala Lumpur, conferenza, cena di gala, visite, registrazioni, moduli, etc.
La mente completamente assorbita dal lavoro…
Buffo. Avevo anche detto a Giulia, stamattina, che questa volta -,non so come – ero meno sereno del solito all’idea di partire. C’era, e in parte c’è ancora, una leggera inquietudine che non riesco ad afferrare e comprendere.
Eppure…
Basta una mappa geografica – anche se digitale – davanti ai miei occhi per ricordarmi che – santo Cielo!- sto andando in Malesia!
Sono in viaggio.
Chiedo qualcosa da bere all’hostess elegantissima nel suo sarong azzurro; mi rilasso; guardo fuori; e con un occhio controllo la mappa. Fuori la vista è incredibile. Un magnifico cielo stellato e, sotto, diversi gruppi di luci fioche che indicano piccole cittadine del Turkmenistan. Siamo vicini all’ Afganistan adesso.
Sulla mappa leggo nomi cui siamo tristemente abituati, Kabul, Kandahar.
Accendo il mio fido ipod e mi lascio andare al “passatempo del viaggiatore”: scelgo un luogo sulla mappa e immagino cosa starà succedendo adesso, in questo preciso momento…. Ed ecco che mi ritorna in mente la lettera che Terzani scrisse seduto in una taverna del bazar Qissa Kani, il bazar dei “racconta storie”, di Paswan, al confine tra Afganistan e Pakistan. Non lontano da quelle lucine distanti.
E mi chiedo cosa si stiano raccontando i mercanti del bazar…
Lo so, mi accorgo io stesso che mi sto facendo trasportare dalla suggestione dei nomi, dei ricordi di letture che mi hanno fatto compagnia. Dalla suggestione del momento! Ma anche questo è viaggiare, no?
Il mio vicino si sta sbellicando dalle risate guardando un’idiota commedia americana. La moglie dorme. E io guardo fuori meravigliato. E allora?
Cosa starà succedendo laggiù adesso? Sembra che montagne siano finite. C’è il deserto, e un paese di nome Neyshabur. Lo vedo illuminato. Vedo anche una strada luminosissima che lo collega ad un altro piccolissimo gruppo di luci. Chissà come sembrerà “moderna” quella strada agli automobilisti che percorrendola – anche senza motivo – si sentiranno in un film americano.
In questo istante osservo una scena indimenticabile. I “grandi” centri abitati sono finiti. Fin da qui, comunque, da 10000 metri, si vedono perfettamente le centinaia di luci che immagino siano singole case, capanne o altro. Niente strade, solo puntini distanti l’uno dall’altro. Non c’è soluzione di continuità col cielo stellato. Sembra di essere immersi tra le stelle; sotto e sopra. Ovunque.
Mi sto facendo accompagnare da un libro di Terzani, il reportage dei suoi anni in Cina, e dai ricordi del suo approccio dissacrante ma allo stesso tempo entusiasta ai viaggi.
Non ho la pretesa di dire che viaggio “sulle sue orme” ma, insomma, non posso far finta di non esserne stato affascinato.
Nel “un indovino mi disse” raccontò alcuni incontri con indovini cinesi, indiani e malesi a Kuala Lumpur. La mia curiosità – lo so già – mi porterà a provarci.
Magari poter dire …che un indovino disse anche a me…
Vedremo
——–
17 sept 2006
Zona di Cyberjaya
Interessante esperimento urbanistico…. questa nuovissima città alla periferia di Kuala Lumpur è chiamata il “Super Corridoio multimediale” a causa dell’altissima concentrazione di tecnologie nel bel mezzo di un’ambientazione tropicale. Ed ospita quasi tutti gli uffici governativi, compresa la residenza del Primo Ministro.
Ieri ho spiazzato l’amico Toh. Al termine di una sontuosa cena ospitata all’interno del museo nazionale di arte islamica abbiamo chiacchierato del più e del meno.
Mi spiegava la “Vision 2020” del Governo malese, che vuole fare – appunto entro quella data – della Malesia un paese “sviluppato”. Si considerano ancora “in via di sviluppo”, ma hanno alcune delle infrastrutture più avanzate al mondo. Qui a KL tutto è high-tech, tutto luccica tra i cristalli dei grattacieli. Eppure sono ancora in via di sviluppo…
Dei tradizionali kampung, i quartieri di case tradizionali malesi, si è qua i persa la memoria se non fosse per qualche piccolo esempio in periferia.
I templi buddisti, hindù, taoisti sono ormai circondati dai grattacieli. Luoghi che dovrebbero elevare lo spirito, hanno ormai un “tetto” di cristallo.
Dicono che il resto della Malesya non sia così. Ma forse lo diventerà.
Ho domandato questa semplice domanda a Toh, un funzionario di altissimo livello dell’Amministrazione malese:
“Dove state andando? Dove sta andando la Malesia?”
La risposta è arrivata dopo qualche secondo e con gli occhi leggermente adombrati ma conservando un sorriso disarmante ha detto solo “Interesting question…very interesting question…“
—
23:45
In albergo
Ce l’ho fatta. Ho un appuntamento con un indovino. Martedì alle tre.
Ho passato qualche ora, stasera, a zonzo per Chinatown. Pensavo di trovare la vera anima della Cina e dei cinesi a Kuala Lumpur e invece mi sono imbattuto nel “lato oscuro” cinese. Commercio, commercio, commercio. Per la stragrande maggioranza dei casi, commercio di copie e falsi.
Niente di nuovo, quindi.
Il “solito” mix di profumi di cibo, odori di borse di pelle, puzza di acqua stagnante e fango.
Ma anche l’usuale carosello di colori, lingue e dialetti strani e pelli bruciate dal sole tropicale.
Ho deciso di allontanarmi dal caos e ho cercato, con successo, il Central Market, una volta gran bazar della città e adesso restaurato e riadattato a centro dell’artigianato locale. Qui, come mio solito, mi sono messo a cercare mappe antiche.
Ne ho trovata una piccola, non molto vecchia (anni 40), raffigurante i dintorni di Hong Kong. Con la proprietaria del negozio dove l’ho comprata si è subito instaurata una imprevista complicità. Mi sono fatto illustrare quasi tutti gli oggetti in vendita, dimostrando un sincero interesse. E questo non poteva che essere ricambiato, ovviamente.
Dopo un po’ ho avanzato timidamente il discorso degli indovini… Ho vinto la mia riottosità, scavalcando la barriera dell’imbarazzo dell’occidentale “civilizzato” che “ovviamente non crede a queste cose ma lo chiede per interesse sociologico”.
Lei non ha battuto ciglio. Mi ha parlato delle esperienze di alcune sue amiche con alcuni “Maestri di fengsui” (che non è il feng shui che conosciamo), nuova tecnica – pare – molto in voga in questo periodo.
Ha solo abbassato la voce quando mi ha confidato che però, l’indovina di fiducia delle sue amiche è un po’ avida. Quando predice qualcosa lascia, maliziosamente, aperto il finale. Chiedendo altri soldi per svelare l’arcano! Beh, se non è gran spirito imprenditoriale cinese questo!!!!
Ho chiesto se conoscesse qualcuno di più…affidabile, per così dire, e mi ha detto che in quello stesso mercato c’era una signora, maestra indovina… Ma forse a quell’ora poteva essere andata via, a casa.
L’ho cercata in lungo e largo, dopo essermela fatta descrivere ma…niente. Sparita.
Non nego una certa delusione. Ero riuscito a vincere l’imbarazzo personale e avevo appena cominciato ad affondare le mani nell’anima del posto. Avevo parlato a tu per tu con una donna che accettava il discorso come se niente fosse. Eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. E mi ero arenato già all’inizio.
Rassegnato, sono entrato in un piccolo ristorante meraviglioso. Ottima cena malese, in un ambiente dalle atmosfere coloniali (dalla Malesia sono passati, nell’ordine, portoghesi, olandesi ed inglesi).
Ho deciso di riprovare.
La cameriera, nonostante fosse cattolica (sentendo che ero italiano mi ha chiesto lei stessa se anch’io lo fossi), mi ha confidato di non credere proprio agli indovini ma ad altre superstizioni sì. Eccome.
E’ intervenuta la proprietaria, una donna matura, in un abito cinese attillato. Sembrava uscita da un film di James Bond. Aria da spia o da maitress di bordello.
Mi ha detto di attendere perché avrebbe dovuto fare una telefonata.
Dopo 10 minuti è tornata soddisfatta, dicendomi che un amico di un amico le aveva raccomandato un famoso indovino. Che però abita a due ore da Kuala Lumpur. Avrei dovuto fissare un appuntamento lì, in quel ristorante.
Ebbene, ecco che improvvisamente mi ritrovo con un appuntamento con questo signore, tale Mr Chan (o qualcosa del genere credo). Martedì alle 3.
Io ci sarò. E voi?
Antonio
Commenti recenti