Pausa caffè, riflessioni e un Museo degli…errori…

23 11 2009

Periodo intenso su più fronti.

Shoot for Change ha un nuovo sito web e sta crescendo ogni giorno di più, assumendo un carattere inaspettatamente internazionale e davvero promettente. La mappa dei luoghi e delle immagini di S4C si sta arricchendo di tappe, immagini e personaggi straordinari.

La velocità dei rapporti che nascono e si consolidano grazie a questo nuovo modello di crowphotography sociale è impressionante e regala ogni giorno delle fantastiche sorprese.

Eppure….. Eppure quando tutto accelera vorticosamente, mi piace tornare in questo Circolo dei Viaggiatori. E’ un piccolo spazio tutto per noi, dove il tempo rallenta e dove ci si può godere una meritata pausa caffè ascoltando buona musica e leggendo cose, spero, insolite…

Come quella cui accennerò adesso…

Sediamoci su questo vecchio divano in pelle, beviamo un caffè latte con una spolverata di cannella, ascoltiamo Good Man di Josh Ritter (il video è più sotto) e dimentichiamo per cinque minuti del gran casino che succede al di là di quella porta.

Mi sono imbattuto in una notiza deliziosa. Di quelle che ti riconciliano con una settimana cominciata male… A Burlington, nel Vermont, esiste un Museo molto particolare. E’ un museo degli…errori.

Sì, non è un errore. E’ proprio una collezione di cose sbagliate, di libri non pubblicati, manuscritti rifiutati dagli editori, libri impubblicabili, oggetti letterari non identificati (!!!), opere strampalate, compilazioni di ipotesi bizzarre, “logorre epistolari di un’adolescente folle per una pop star”, raccolte di ricette stravaganti dall’ortografia vacillante, le memorie di un gendarme in pensione “la cui intera cultura letteraria si è ridotta a un pugno di testi di legge, un mucchio di circolari e altrettanti decreti municipali”, etc…

Todd Lockwood

Si trova, appunto, a Burlington e si chiama Brautigan Library (fondata da un personaggio molto interessante, Todd Lockwood).

Mi ci sono imbattuto leggendo un piccolo saggio delizioso sugli errori fotografici che inizia citando una frase della grande fotografa Diane Arbus: “è importante fare brutte foto“.

L’ho appena iniziato, ma sia il tema che la suggestione che ho ricevuto imbattendomi nel Museo degli errori mi hanno spinto a parlarvene. Ovviamente vi dirò di più avanti. Ma volevo semplicemente riflettere su quanto è importante l’errore per noi, eppure quanto questo sia sistematicamente ostracizzato dalla nostra cultura.

Sin da piccoli ci insegnano che sbagliare è sì umano…ma che hai una sola possibilità di farlo. Poi diventi diabolico. Non si fa. Non devi più sbagliare. Eppure…e piano piano ve lo farò scoprire, il mondo – ad esempio  – della fotografia è talmente ricco di “errori fotografici” da poterne fare un settore ricchissimo e straordinariamente stimolante.

L’errore, spesso, rivela il vero se’ di una persona. Istintivamente si scatta una fotografia che solo dopo, magari, verrà corretta meccanicamente. Ma in quell’errore c’eri tu.

In fondo, non siamo che il risultato di una linea infinita di piccoli, straordinari, errori.

Antonio

PS Per chi se lo ricorda: “sto lavorando duro per costruire il mio prossimo errore“… 🙂





1989: la fine della Storia

10 11 2009

C’eravamo un po’ tutti e ricordiamo tutto. Ricordiamo, vero? Ricordate, vero?

La caduta del Muro… Buffo come alcuni tra i momenti storico/culturali più importanti siano accomunati da una “caduta”.  La caduta di Troia, la caduta del Muro, la caduta di un regime, la caduta della statua di Saddam a Bagdad. Quando qualcosa cambia deve cadere. Eppure le rivoluzioni migliori, quelle con risultati più duraturi sono state proprio quelle più morbide. Ma è, come si suol dire, un’altra storia (anzi, Storia) e ne riparlermo, magari, un altro giorno.

Stuart Franklin Tienanmen

Ricordiamo il 1989. Per quanto mi riguarda era il periodo dei viaggi in Europa, zaino in spalla, delle prime “idee” di Europa unita, degli studi di diritto internazionale e del “nuovo” diritto comunitario. Periodo di passaporto per arrivare in Scandinavia e periodo di grandi tensioni sociali internazionali. Piazza Tienanmen, Ceausescu giustiziato (passeggiavo per Stroget a Copenhagen quel giorno. Che notizia!), Polonia, Guerra Fredda, film come The Day After e la grande Paura nucleare, attentati di mafia da noi, fermenti in Università, la mia prima associazione studentesca europea, la musica del cambiamento, le “letture serie”, Darendorf e Fukuyama, etc.

Proprio Fukuyama, qualche anno dopo, in un libro straordinario, fissò col 1989 addirittura la FINE DELLA STORIA (ed io da lì faccio iniziare “il Gran Casino”). Dichiarazione che in quel periodo mi sembrava incredibilmente affascinante, anche perchè credevo di non doverla studiare più nel corso degli anni. ovviamente non era così 🙂

Ovviamente non è il caso di parlare qui dei motori del processo storico (lo “spirito della scienza”, ossia la tendenza dell’uomo a evolvere il proprio modo di vivere attraverso le conoscenze e le scoperte tecnologiche, e il “desiderio di riconoscimento”, ovvero la sua vocazione a vedersi riconosciuti la sua identità e i suoi diritti da parte dei propri simili).

Grazie alla memoria, comunque, che è parte integrante della ragione, l’uomo può partire dalle esperienze dei popoli del passato per raggiungere risultati più avanzati. Storicamente, quindi, il progresso non è altro che la forza che garantisce la condizione di costante superamento tra passato e presente. Se questa forza è intrinseca alla natura umana e non esistono leggi della storia che non siano all’interno di essa, il progresso è certamente una legge storica.

Morale, mi domando e vi domando: ricordiamo davvero? Ricordiamo bene? Abbiamo imparato?

Credo di poter mettere un bel NO un po’ dappertutto… Ma anche a questo serve la Rete e i blog. A ricordare.

Questo blog, comunque, non ha alcuna velleità “seria” e seriosa. Qui parliamo di viaggi, di fotografia, chiacchieriamo di musica.

Ecco, ricordiamo la musica di quel periodo.

Eravamo la generazione di Sting che con “Russians” cantava l’al di là del Muro e un’umanità che i film ci restituivano fredda, cinica e cattiva:

Ed Elton John cantava di Nikita (mamma che cotta che presi per lei allora!), una splendida ragazza russa, militare a Berlino…

(saltiamo The Wall dei Pink Floyd perchè sarebbe troppo facile, dai…)

E quando il vento cambiò….gli Scorpions se ne accorsero e scrissero Wind of Change, che se da un lato tradì un po’ il loro stile rock…dall’altro ispirò un’intera generazione:

Per la prima, vera, volta, in quegli anni capimmo (almeno noi ragazzi di allora) che la Storia poteva essere scritta anche dalla gente. Che un uomo poteva fermarla, imbarazzando un carro armato in piazza:

e che sicuramente, la Storia eravamo (e siamo) NOI:

Non è ancora finita, signori. Mission not yet accomplished. C’è ancora tanto da fare, tanti viaggi, tante cose da capire e tante per cui incazzarsi.

Dobbiamo recuperare le voglia e la capacità di rileggere la Storia. E di ricordare. Anche la musica. Va bene lo stesso.

Ma svegliamoci, non facciamo fregare.

Antonio





Halloween a Georgetown. Ovvero, il lato divertente di DC

1 11 2009

Tra due ore ho un volo che mi riporterà in Europa. Sono contento e soddisfatto. E’ andata molto bene qui e sono felice di rientrare.

 

Pumpkin!

Helloween in Georgetown

 

 

Ieri sera ho vissuto un vero spaccato di vita americana, avendo avuto la fortuna di trascorrere Halloween con degli amici a Georgetown (un quartiere molto carino e vivace di Washington, città altrimenti non proprio colorata).

 

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Adesso devo correre, perche’ non ho ancora preparato la borsa ma vi lascio con alcune foto che spero vi diano il senso della serata. Ho davvero capito che e’ una festa fortemente radicata nelle tradizioni americane (quasi a cementare il rapporto con la loro cultura prevalentemente nordeuropea).

 

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Chissà da quanto sta aspettando quel bambino...

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Le case di mattoncini rossi vengono letteralmente ricoperte di ragnatele e mostri di varia foggia e dimensione, migliaia di zucche vengono comprate in finte farms (dove, giuro, mi dicono che queste zucche NON vengono coltivate ma solo appoggiate a terra per dare l’impressione che lo siano e far vivere cosi’ una vera tradizione di acquisto in campagna….), i supermercati vengono svaligiati di tutte le caramelle. Occorre fare scorta per tutti i bambini che verranno a bussare…

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L’ho vissuto da entrambi i lati. In compagnia di alcuni bambini dei miei amici, per strada, chiedendo caramelle o minacciando uno scherzetto (nel mio caso, una fotografia, vestito da Freddy Kruger!) e, dopo, in casa, aprendo la porta e trovandomi mostri vari e famelici di dolci….

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Ho provato a spalancare la porta e anticipare il mostriciattolo chiedendo a lui “Scherzetto o dolcetto”. E’ stato bellissimo vedere la sua faccia spiazzata…

“But..but…ehm…I don’t know…I’m supposed to say that….”

😉

Antonio

PS ed ora vi lascio con un po’ di musica. Mi piace scoprirne di nuova quando viaggio. Questo è un gruppo che non conoscevo e che ho ascoltato tanto qui. Si chiamano Sister Hazel. Buon ascolto