Vi segnalo il sito di Shoot 4 Change (la fatica che, come sapete, mi sta tenendo lontano da questi lidi…)
Ed in particolare il viaggio on the road di Gaia Squarci al seguito del fotografo (anch’egli S4Cer) Giulio Di Meo nella Terra dei Sem Terra. Ovvero il Maranhao, stato del Nord Est del Brasile, dove intere comunità di contadini, sfruttati dalle enormi multinazionali, hanno – negli anni – occupato vaste zone del Paese per costruirvi i loro insediamenti urbani.
Sono storie di povertà, di assenza di servizi, di lotte per il riconoscimento dei diritti civili, di lotte contro una natura violenta.
Insomma, è una storia di viaggio raccontata, on the road, e tra mille difficoltà, da Gaia sul nostro S4C.
Tante cose sono successe. Personalmente, me ne sono successe tante, ed alcune le voglio davvero lasciare alle spalle.
Ma abbiamo parlato di viaggi, di fotografia, di musica, di andate e ritorni, di iniziative e di avventure. Ne abbiamo parlato, e questo è bello.
Sapete tutti che ho iniziato una nuova avventura, lanciando Shoot for Change oltre Oceano. Sta andando molto bene. Il gruppo di fotografi che si sta formando, qui e negli USA è straordinario.
Sono felice di averli incontrati e sono certo che tante cose buone ne usciranno. Stiamo dando davvero voce a chi non ne ha…e ridiamo visibilità a chi l’ha perduta.
Paroloni? Forse. Anzi, sicuramente. Ma solo dimenticandosi che è difficile, si riesce a cambiare il mondo. Passo dopo passo, foto dopo foto, canzone dopo canzone.
E a proposito di musica, quale modo migliore di finire e di iniziare un nuovo anno o un nuovo viaggio?
Ecco un po’ di musica per i vostri viaggi di fine anno (anche solo fantasticati). Vecchi e nuovi classici.
Shoot for Change ha un nuovo sito web e sta crescendo ogni giorno di più, assumendo un carattere inaspettatamente internazionale e davvero promettente. La mappa dei luoghi e delle immagini di S4C si sta arricchendo di tappe, immagini e personaggi straordinari.
La velocità dei rapporti che nascono e si consolidano grazie a questo nuovo modello di crowphotography sociale è impressionante e regala ogni giorno delle fantastiche sorprese.
Eppure….. Eppure quando tutto accelera vorticosamente, mi piace tornare in questo Circolo dei Viaggiatori. E’ un piccolo spazio tutto per noi, dove il tempo rallenta e dove ci si può godere una meritata pausa caffè ascoltando buona musica e leggendo cose, spero, insolite…
Come quella cui accennerò adesso…
Sediamoci su questo vecchio divano in pelle, beviamo un caffè latte con una spolverata di cannella, ascoltiamo Good Man di Josh Ritter (il video è più sotto) e dimentichiamo per cinque minuti del gran casino che succede al di là di quella porta.
Mi sono imbattuto in una notiza deliziosa. Di quelle che ti riconciliano con una settimana cominciata male… A Burlington, nel Vermont, esiste un Museo molto particolare. E’ un museo degli…errori.
Sì, non è un errore. E’ proprio una collezione di cose sbagliate, di libri non pubblicati, manuscritti rifiutati dagli editori, libri impubblicabili, oggetti letterari non identificati (!!!), opere strampalate, compilazioni di ipotesi bizzarre, “logorre epistolari di un’adolescente folle per una pop star”, raccolte di ricette stravaganti dall’ortografia vacillante, le memorie di un gendarme in pensione “la cui intera cultura letteraria si è ridotta a un pugno di testi di legge, un mucchio di circolari e altrettanti decreti municipali”, etc…
Todd Lockwood
Si trova, appunto, a Burlington e si chiama Brautigan Library (fondata da un personaggio molto interessante, Todd Lockwood).
Mi ci sono imbattuto leggendo un piccolo saggio delizioso sugli errori fotografici che inizia citando una frase della grande fotografa Diane Arbus: “è importante fare brutte foto“.
L’ho appena iniziato, ma sia il tema che la suggestione che ho ricevuto imbattendomi nel Museo degli errori mi hanno spinto a parlarvene. Ovviamente vi dirò di più avanti. Ma volevo semplicemente riflettere su quanto è importante l’errore per noi, eppure quanto questo sia sistematicamente ostracizzato dalla nostra cultura.
Sin da piccoli ci insegnano che sbagliare è sì umano…ma che hai una sola possibilità di farlo. Poi diventi diabolico. Non si fa. Non devi più sbagliare. Eppure…e piano piano ve lo farò scoprire, il mondo – ad esempio – della fotografia è talmente ricco di “errori fotografici” da poterne fare un settore ricchissimo e straordinariamente stimolante.
L’errore, spesso, rivela il vero se’ di una persona. Istintivamente si scatta una fotografia che solo dopo, magari, verrà corretta meccanicamente. Ma in quell’errore c’eri tu.
In fondo, non siamo che il risultato di una linea infinita di piccoli, straordinari, errori.
Antonio
PS Per chi se lo ricorda: “sto lavorando duro per costruire il mio prossimo errore“… 🙂
Siete quasi tutti in procinto di partire; qualcuno andrà lontano, qualcuno vicino.
Ritornerete e ne avrete da raccontare.
Dall’iniziativa di alcuni blog logicamente affini e contigui per contenuto e “filosofia” nasce la prima edizione di un gioco che, per comodità, abbiamo chiamato “photo contest”. Ma è più di un gioco (perchè un viaggio è una cosa seria) e meno di un concorso tradizionale (niente premi costosi, niente soldi). Solo il pure gusto di riattivare la nostra creatività per il puro gusto di farlo e di condividere delle emozioni.
I migliori (o “i vincitori” restando in tema di contest) saranno presentati il 26 settembre prossimo in una cornice straordinaria: il Festival della Letteratura di Viaggio che si terrà a Roma presso la Società Geografica Italiana nella magnifica Villa Celimontana.
Un’occasione imperdibile dunque! Ecco la locandina del gioco/concorso. Non vi spiego altro.
Si chiama SHOOT FOR CHANGE ed è, a sua volta, una piattaforma di iniziative di fotografi (professionisti e non) a sfondo, contenuto e finalità sociali.
Comincio io stesso, tenendo domani pomeriggio, a Bari, un workshop sulla fotografia amatoriale i cui proventi andranno interamente in beneficienza per contribuire a finanziare dei campeggi estivi per i bambini abruzzesi terremotati ed in cura presso il centro di malattie del sangue dell’ospedale dell’Aquila.
S4C, l’acronimo di Shoot For Change, sarà proprio questo. Un cappello da indossare per chi crede che con una fotografia si possa cambiare il mondo.
Sicuramente è utopistico e da incoscienti.
Ma, in fondo…
se si è così incoscienti da credere che si può cambiare il mondo….
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