IL CIRCOLO TRASLOCA!

21 12 2010

Era ora 🙂

Provate a seguirmi qui:

www.ilcircolodeiviaggiatori.com

Da parte mia, l’impegno ad aggiornarlo più spesso (almeno quanto mi piacerebbe…).

Sarà il blog fotografico del mio sito personale www.antonioamendola.com e di www.shoot4change.net

Insomma…non so ancora cosa diventerà ma credo di poter anticipare che, come al solito, grazie anche a voi sarà divertente

Antonio

PS abbiate pazienza i primi tempi… Non è facile traslocare…. 🙂 troverete tanti scatoloni in giro….





27 maggio: l’importanza di una buona compagna di viaggio.

26 05 2010

Una buona compagna di viaggio è importante.

Di più, è fondamentale. E rende ogni viaggio più bello: prima, dopo, durante.

Auguri, Giulia, la mia splendida compagna di viaggio…

(Giulia)

E questa canzone è per lei





AUGURI: fine ed inizio

31 12 2009

Quello che sta finendo e’ stato un anno pesante.

Tante cose sono successe. Personalmente, me ne sono successe tante, ed alcune le voglio davvero lasciare alle spalle.

Ma abbiamo parlato di viaggi, di fotografia, di musica, di andate e ritorni, di iniziative e di avventure. Ne abbiamo parlato, e questo è bello.

Sapete tutti che ho iniziato una nuova avventura, lanciando Shoot for Change oltre Oceano. Sta andando molto bene. Il gruppo di fotografi che si sta formando, qui e negli USA è straordinario.

Sono felice di averli incontrati e sono certo che tante cose buone ne usciranno. Stiamo dando davvero voce a chi non ne ha…e ridiamo visibilità a chi l’ha perduta.

Paroloni? Forse. Anzi, sicuramente. Ma solo dimenticandosi che è difficile, si riesce a cambiare il mondo. Passo dopo passo, foto dopo foto, canzone dopo canzone.

E a proposito di musica, quale modo migliore di finire e di iniziare un nuovo anno o un nuovo viaggio?

Ecco un po’ di musica per i vostri viaggi di fine anno (anche solo fantasticati). Vecchi e nuovi classici.

Buon anno a tutti!

Antonio





Pausa caffè, riflessioni e un Museo degli…errori…

23 11 2009

Periodo intenso su più fronti.

Shoot for Change ha un nuovo sito web e sta crescendo ogni giorno di più, assumendo un carattere inaspettatamente internazionale e davvero promettente. La mappa dei luoghi e delle immagini di S4C si sta arricchendo di tappe, immagini e personaggi straordinari.

La velocità dei rapporti che nascono e si consolidano grazie a questo nuovo modello di crowphotography sociale è impressionante e regala ogni giorno delle fantastiche sorprese.

Eppure….. Eppure quando tutto accelera vorticosamente, mi piace tornare in questo Circolo dei Viaggiatori. E’ un piccolo spazio tutto per noi, dove il tempo rallenta e dove ci si può godere una meritata pausa caffè ascoltando buona musica e leggendo cose, spero, insolite…

Come quella cui accennerò adesso…

Sediamoci su questo vecchio divano in pelle, beviamo un caffè latte con una spolverata di cannella, ascoltiamo Good Man di Josh Ritter (il video è più sotto) e dimentichiamo per cinque minuti del gran casino che succede al di là di quella porta.

Mi sono imbattuto in una notiza deliziosa. Di quelle che ti riconciliano con una settimana cominciata male… A Burlington, nel Vermont, esiste un Museo molto particolare. E’ un museo degli…errori.

Sì, non è un errore. E’ proprio una collezione di cose sbagliate, di libri non pubblicati, manuscritti rifiutati dagli editori, libri impubblicabili, oggetti letterari non identificati (!!!), opere strampalate, compilazioni di ipotesi bizzarre, “logorre epistolari di un’adolescente folle per una pop star”, raccolte di ricette stravaganti dall’ortografia vacillante, le memorie di un gendarme in pensione “la cui intera cultura letteraria si è ridotta a un pugno di testi di legge, un mucchio di circolari e altrettanti decreti municipali”, etc…

Todd Lockwood

Si trova, appunto, a Burlington e si chiama Brautigan Library (fondata da un personaggio molto interessante, Todd Lockwood).

Mi ci sono imbattuto leggendo un piccolo saggio delizioso sugli errori fotografici che inizia citando una frase della grande fotografa Diane Arbus: “è importante fare brutte foto“.

L’ho appena iniziato, ma sia il tema che la suggestione che ho ricevuto imbattendomi nel Museo degli errori mi hanno spinto a parlarvene. Ovviamente vi dirò di più avanti. Ma volevo semplicemente riflettere su quanto è importante l’errore per noi, eppure quanto questo sia sistematicamente ostracizzato dalla nostra cultura.

Sin da piccoli ci insegnano che sbagliare è sì umano…ma che hai una sola possibilità di farlo. Poi diventi diabolico. Non si fa. Non devi più sbagliare. Eppure…e piano piano ve lo farò scoprire, il mondo – ad esempio  – della fotografia è talmente ricco di “errori fotografici” da poterne fare un settore ricchissimo e straordinariamente stimolante.

L’errore, spesso, rivela il vero se’ di una persona. Istintivamente si scatta una fotografia che solo dopo, magari, verrà corretta meccanicamente. Ma in quell’errore c’eri tu.

In fondo, non siamo che il risultato di una linea infinita di piccoli, straordinari, errori.

Antonio

PS Per chi se lo ricorda: “sto lavorando duro per costruire il mio prossimo errore“… 🙂





1989: la fine della Storia

10 11 2009

C’eravamo un po’ tutti e ricordiamo tutto. Ricordiamo, vero? Ricordate, vero?

La caduta del Muro… Buffo come alcuni tra i momenti storico/culturali più importanti siano accomunati da una “caduta”.  La caduta di Troia, la caduta del Muro, la caduta di un regime, la caduta della statua di Saddam a Bagdad. Quando qualcosa cambia deve cadere. Eppure le rivoluzioni migliori, quelle con risultati più duraturi sono state proprio quelle più morbide. Ma è, come si suol dire, un’altra storia (anzi, Storia) e ne riparlermo, magari, un altro giorno.

Stuart Franklin Tienanmen

Ricordiamo il 1989. Per quanto mi riguarda era il periodo dei viaggi in Europa, zaino in spalla, delle prime “idee” di Europa unita, degli studi di diritto internazionale e del “nuovo” diritto comunitario. Periodo di passaporto per arrivare in Scandinavia e periodo di grandi tensioni sociali internazionali. Piazza Tienanmen, Ceausescu giustiziato (passeggiavo per Stroget a Copenhagen quel giorno. Che notizia!), Polonia, Guerra Fredda, film come The Day After e la grande Paura nucleare, attentati di mafia da noi, fermenti in Università, la mia prima associazione studentesca europea, la musica del cambiamento, le “letture serie”, Darendorf e Fukuyama, etc.

Proprio Fukuyama, qualche anno dopo, in un libro straordinario, fissò col 1989 addirittura la FINE DELLA STORIA (ed io da lì faccio iniziare “il Gran Casino”). Dichiarazione che in quel periodo mi sembrava incredibilmente affascinante, anche perchè credevo di non doverla studiare più nel corso degli anni. ovviamente non era così 🙂

Ovviamente non è il caso di parlare qui dei motori del processo storico (lo “spirito della scienza”, ossia la tendenza dell’uomo a evolvere il proprio modo di vivere attraverso le conoscenze e le scoperte tecnologiche, e il “desiderio di riconoscimento”, ovvero la sua vocazione a vedersi riconosciuti la sua identità e i suoi diritti da parte dei propri simili).

Grazie alla memoria, comunque, che è parte integrante della ragione, l’uomo può partire dalle esperienze dei popoli del passato per raggiungere risultati più avanzati. Storicamente, quindi, il progresso non è altro che la forza che garantisce la condizione di costante superamento tra passato e presente. Se questa forza è intrinseca alla natura umana e non esistono leggi della storia che non siano all’interno di essa, il progresso è certamente una legge storica.

Morale, mi domando e vi domando: ricordiamo davvero? Ricordiamo bene? Abbiamo imparato?

Credo di poter mettere un bel NO un po’ dappertutto… Ma anche a questo serve la Rete e i blog. A ricordare.

Questo blog, comunque, non ha alcuna velleità “seria” e seriosa. Qui parliamo di viaggi, di fotografia, chiacchieriamo di musica.

Ecco, ricordiamo la musica di quel periodo.

Eravamo la generazione di Sting che con “Russians” cantava l’al di là del Muro e un’umanità che i film ci restituivano fredda, cinica e cattiva:

Ed Elton John cantava di Nikita (mamma che cotta che presi per lei allora!), una splendida ragazza russa, militare a Berlino…

(saltiamo The Wall dei Pink Floyd perchè sarebbe troppo facile, dai…)

E quando il vento cambiò….gli Scorpions se ne accorsero e scrissero Wind of Change, che se da un lato tradì un po’ il loro stile rock…dall’altro ispirò un’intera generazione:

Per la prima, vera, volta, in quegli anni capimmo (almeno noi ragazzi di allora) che la Storia poteva essere scritta anche dalla gente. Che un uomo poteva fermarla, imbarazzando un carro armato in piazza:

e che sicuramente, la Storia eravamo (e siamo) NOI:

Non è ancora finita, signori. Mission not yet accomplished. C’è ancora tanto da fare, tanti viaggi, tante cose da capire e tante per cui incazzarsi.

Dobbiamo recuperare le voglia e la capacità di rileggere la Storia. E di ricordare. Anche la musica. Va bene lo stesso.

Ma svegliamoci, non facciamo fregare.

Antonio





Halloween a Georgetown. Ovvero, il lato divertente di DC

1 11 2009

Tra due ore ho un volo che mi riporterà in Europa. Sono contento e soddisfatto. E’ andata molto bene qui e sono felice di rientrare.

 

Pumpkin!

Helloween in Georgetown

 

 

Ieri sera ho vissuto un vero spaccato di vita americana, avendo avuto la fortuna di trascorrere Halloween con degli amici a Georgetown (un quartiere molto carino e vivace di Washington, città altrimenti non proprio colorata).

 

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Adesso devo correre, perche’ non ho ancora preparato la borsa ma vi lascio con alcune foto che spero vi diano il senso della serata. Ho davvero capito che e’ una festa fortemente radicata nelle tradizioni americane (quasi a cementare il rapporto con la loro cultura prevalentemente nordeuropea).

 

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Chissà da quanto sta aspettando quel bambino...

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Le case di mattoncini rossi vengono letteralmente ricoperte di ragnatele e mostri di varia foggia e dimensione, migliaia di zucche vengono comprate in finte farms (dove, giuro, mi dicono che queste zucche NON vengono coltivate ma solo appoggiate a terra per dare l’impressione che lo siano e far vivere cosi’ una vera tradizione di acquisto in campagna….), i supermercati vengono svaligiati di tutte le caramelle. Occorre fare scorta per tutti i bambini che verranno a bussare…

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L’ho vissuto da entrambi i lati. In compagnia di alcuni bambini dei miei amici, per strada, chiedendo caramelle o minacciando uno scherzetto (nel mio caso, una fotografia, vestito da Freddy Kruger!) e, dopo, in casa, aprendo la porta e trovandomi mostri vari e famelici di dolci….

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Ho provato a spalancare la porta e anticipare il mostriciattolo chiedendo a lui “Scherzetto o dolcetto”. E’ stato bellissimo vedere la sua faccia spiazzata…

“But..but…ehm…I don’t know…I’m supposed to say that….”

😉

Antonio

PS ed ora vi lascio con un po’ di musica. Mi piace scoprirne di nuova quando viaggio. Questo è un gruppo che non conoscevo e che ho ascoltato tanto qui. Si chiamano Sister Hazel. Buon ascolto





Walking and Thinking (random) in DC

29 10 2009

Non sono nuovo qui negli USA. Li conosco abbastanza bene, per più di una ragione.

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Ma ogni volta che capito da queste parti è sempre affascinante girovagare per le strade di una qualunque città, assorbire nuovi stimoli, osservare la gente, indugiare nelle icone e provare anche a formulare nuove opinioni.

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Restando nei clichè, anche questa volta – e forse piu’ del solito – non posso fare a meno di pensare che questa è una società basata sul “pain killing”. L’eliminazione del dolore, del sintomo, piuttosto che sulla cura.

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Il dibattito sulla riforma dell’allucinante sistema sanitario americano sta toccando il cuore dell’impianto dei valori. Polarizza la gente come poche altre volte è successo nella loro storia.

E mi fa vedere con occhi diversi gli enormi, smisurati, scaffali dei supermercati dedicati ai prodotti farmaceutici da banco che annientano il dolor, i pain killers o pain reliefers. Tylenol, etc… per intenderci.

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L’americano medio ne consuma a vagonate. Hai mal di testa? Pain Relief. Hai mal di denti? Applica uno stick per il pain relief e passerà “entro 5 minuti!”. Nei hai davvero tanto? Tylenol extra strong, lo fa passare anche ad un elefante. Uccidi il dolore! Annientalo!

Che non ti venga in mente di andare dal medico altrimenti sono dolori!

E poi è una cultura che, caso forse unico al mondo, ha dato una dignità – per così dire – etica alla guerra. Esistono guerre sbagliate, ma ne esistono anche di giuste, anzi di (sacro)sante. Basta guardare la tv o sfogliare i quotidiani per accorgersi che è tutto un War on Terrorism, War on Drugs, Crusade against Famine e così via.

Non possiamo giudicare. Non siamo ne’ migliori, ne’ peggiori. In fondo gli Stati Uniti sono un’espressione della nostra cultura millenaria che è pregna di violenza. L’abbiamo digerita e metabolizzata. Qui non ancora completamente.

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Ma allo stesso tempo, camminare per le strade di Washington (dove viene ricordato a tutti che chi “comanda”, in fondo, abita una cosa non sua)  e fermarsi davanti al Memorial di Jefferson…dove intorno alla sua statua sono incisi nel marmo brani della più bella Costituzione mai scritta….o entrare nella Libreria del Congresso e leggere i manoscritti di Washington o Lincoln… beh…amici miei….non so voi….ma io mi emoziono ancora pensando che tutto è cominciato lì. Con quelle semplici parole “We, the People of the United States….”

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Adesso i miei pensieri e riflessioni sono leggermente ammorbiditi da un ottimo Cabernet Sauvignon di Sonora e quindi vi rimando ad altre chiaccherate.

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Anzi, vi lascio con alcune immagini e suggestioni di qualche passeggiata nel tempo libero. Ne seguiranno altre.

A

 

 

 

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In volo verso Washington. Sorpreso di sorprendermi

25 10 2009

(post scritto a bordo dell’aereo – si ascolta con FLY ME TO THE MOON – versione acustica dell’Atlantic Five Jazz Band)

24 ottobre 2009

11505 metri d’altitudine

2013 km a destinazione

5721 km volati sino ad ora

velocità 780 km/h

Da qualche parte in volo sul Canada

flight-8023Se scattassi una foto, in questo istante, su questa verticale, chissà che vita vedrei. Forse solo natura. Non vedo nulla, solo nuvole.

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Ecco, c’e’ un momento in ogni mio viaggio in aereo che si ripete come un rito pagano da celebrare obbligatoriamente. E che vivo con l’ingenuità di un bambino. E’ quando si oltrepassano le nuvole.

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Resto sempre a bocca aperta. E, pensando a tutti i viaggi che ho fatto, ai posti che ho visto nei quattro (anzi tre, me ne manca uno…) angoli della terra, alla gente che ho incrociato…beh…mi sento sollevato. wDC-8016Mi piace ancora soprendermi nell’apprezzare una cosa tanto semplice come guardare fuori dal finestrino di un aereo e trovarmi…oltre le nuvole.

Rende ogni viaggio, anche d’affari (ma anche “affari miei”) un’esperienza intima ed unica.

Intorno a me, in questo momento, stanno quasi tutti dormendo o vedendo film. Avrei voglia di scuoterli e chiedere loro come possono preferire…Transformers 2…a questo spettacolo!

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(dopo 5 minuti)

Coincidenze della vita. Apro la prima pagina del libro che ho deciso di cominciare e leggo questa citazione:

“Tutto sommato, nel mondo esistono soltanto due categorie di uomini, quelli che se ne stanno a casa e quelli che non ci stanno mai. Questi ultimi sono i più interessanti” (Ruyard Kipling, The Honourable Visitors)

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Taxi,sogni e lieto fine…

12 10 2009

Ce l’ha fatta! Leonard ce l’ha fatta!

Ve lo ricorderete, forse (o, meglio, se lo ricorderà chi mi segue da prima del trasferimento qui su WordPress). Leonard era un tassista che conoscemmo a Cape Town qualche anno fa. Una persona umile, molto molto umile, ma estremamente colta e, soprattutto, curiosa. Dote che rende affascinante una persona…

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Si informava sulla “nostra” Europa, sulla “nostra” Italia, incrociando le informazioni in suo possesso e le sue (ottime) letture in proposito. Si mise a disposizione per ogni necessità. Divenne un moderno Virgilio che traduceva una società nuova e contraddittoria, dandocene delle inaspettate chiavi di lettura.

Aveva un sogno. Raggiungere la sua “fidanzata” in Irlanda…Ne era molto innamorato ma il visto era proibitivo per lui, nonostante la nuova aria in Sud Africa. Ma non si è mai arreso…

Qualche giorno fa ricevo una mail

“Hello Antonio, do you remember me? I was your driver in Cape Town. I finally made it. I live in Dublin with my girlfriend. I’m very very happy”

Non ci potevo credere…Esistono ancora i lieti fine… Ce l’ha fatta. Ha avuto la costanza di crederci e ce l’ha fatta

“Hi Leonard! I’m so happy for you! (…) Are you still driving a taxi? Are you happy Leonard?”

re:”No, but I’ll pass an exam at the end of this month. Wish me luck.  yes, Antonio, I’m very very happy. Finally”

Punto

Antonio

LeonardCT3

 

e ora, se permettete, questa canzone la dedico a lui ed alla sua fidanzata:





Il luoghi ed i momenti del tango. Una canzone triste in una città colorata

3 09 2009

Visto che sono stato invitato, sabato, al Festival di Marsciano, ad illustrare un estratto di un reportage fotografico sulla Terra del Fuoco ed un mini set di scatti sul tango, ripropongo qui un breve clip con alcuni scatti relativi, appunto, al tango.

O meglio, alla mia idea di tango. Che prescinde da considerazioni tecniche sul ballo e sugli artisti (pur ballandolo saltuariamente).

Sono convinto che sia i colori forti, saturi, sgargianti, dei “luoghi” del tango a Buenos Aires (ad esempio, il quartiere della Boca) sia le atmosfere rallentate, retro, fumose, in bianco e nero, delle milonghe, esprimano la nostalgia di quanti abbandonarono i loro Paesi per sempre.

I luoghi della quotidianeità furono colorati per coprire, mascherare, distrarre da un’innegabile povertà. Ed i momenti della nostalgia furono mantenuti…in bianco e nero.

Non so voi, ma io non riesco ad immaginare un tango a colori. Come non riesco ad immaginare Buenos Aires in bianco e nero.

Buon tango a tutti,

Antonio

Oppure cliccate qui per una versione a maggiore risoluzione