Auguri a tutti dal futuro.
L’anno nuovo ci ha trovati pigiati come sardine nel tempio shintoista di Yasaka.
Un grande complesso, per l’occasione addobbato a festa popolare. Una miriade di bancarelle con i cibi più disparati (dalle banane al cioccolato ai dolcetti glutinosi al the verde- i mei preferiti- dalle mele candite al sake bollente).
Il rituale del visitatore e’ semplice. Si entra con gli amici, si gira, si prega velocemente dinanzi ai tantissimi altari dietro piccoli tori (una sorta di archi stlizzati), si comprano benedizioni e si scrivono preghiere e intenzioni su apposite tavolette di legno che verranno poi poste in appositi bracieri vigilati da monaci attenti.
La polizia regola il fiume umano che si gonfia progressivamente. Il culmine e’ a mezzanotte, quando i monaci cominciano a far rintoccare 108 volte la campana (loro sono leggermente nascosti all’interno di un tempio).
Ovunque ci si trovi, si viene raggiunti se non dal suono sicuramente dalle lunghe e profonde vibrazioni della grande campana. Capisco ora quando dicono che ti entra dentro e ti smuove qualcosa. Impossibile ignorarla…
Tutti cominciano ad accalcarsi sotto quell’altare per lanciare velocemente una monetina, battere due volte le mani e pregare.
Il tutto e’ sempre compostamente regolato dalla polizia e dai monaci addetti alla sicureza.
E’ strano come in Giappone le due religioni principali, shintoismo e buddismo, convivano non solo pacificamente ma con un’interessante osmosi. Moltissimi buddisti, infatti, praticano anche i riti shinto e viceversa. Dicono che una regola i fatti della terra e l’altra quelli dell’aldila’. Vita e morte, traffico e calma, vulcani e giardini zen, bianco e nero, katana e haiku, violenza e meditazione zen.
Questo e’ il Giappone. Un mondo e una cultura perfettamente duale, dove gli estremi non convivono semplicemente. Si toccano.
La mia impressione, quindi, e’ di una continua tensione (positiva). Una ricerca di armonia e di equilibrio.
Ancora una volta, credo di poterla ravvisare e capire nelle mie arti marziali. L’intero bushido e’ informato a questi principi. Forma e sostanza, forza e ritualita’, violenza ed eleganza.
Fateci caso. Non e’ la natura?
A
—–/
Ps bene, il viaggio sta finendo. Un’ultima visita ad un altro tempio prima di salutare F (che ci ha aiutato a decodificare questa cultura). Poi lo shinkansen per Tokyo e il volo attraverso la Siberia.
Speriamo che questa volta vada tutto liscio.
Ancora tanti auguri a tutti quelli che hanno avuto il coraggio e la pazienza di leggermi in questi giorni. Questo blog (e gli altri che lo hanno preceduto) e’ nato per viaggiare tutti insieme.
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