Durante una delle mie ultime visite al Cairo, ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere una fantastica ONG italiana, LIVE IN SLUMS che opera in alcuni tra i più problematici slums del mondo.
(photo: Antonio Amendola)
Come la città dei morti al Cairo, in questo caso. E’ il cimitero monumentale del Cairo ed è attualmente abitato da circa 800.000 persone che hanno occupato le cappelle funerarie adibite alla sepoltura dei defunti, rendendole loro abitazioni permanenti.
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Pur essendo classificato al diciannovesimo posto nella lista degli slums più grandi del mondo (di cui ben quattro sono al Cairo), si svincola dalle caratteristiche più tipiche degli altri per il particolare fenomeno di co-abitazione fra vivi e morti, oltre che per la grande valenza storico-architettonica del luogo che lo rendono un caso unico al mondo.
Le bidonville sono totalmente assenti, i nuclei abitativi non sono sovraffollati e il cimitero ha un impianto ordinato e riconoscibile.
L’aridità del clima e il terreno privo di umidità hanno reso questi luoghi salubri a differenza degli altri luoghi cimiteriali. Tuttavia “vivere in una tomba” rappresenta una condizione di assurdità e tabù per il resto della città cairota, che vede il cimitero come l’estremo e degradato margine della città.
Molte aree sono state irrimediabilmente compromesse da sgombri e demolizioni, lasciando campo a nuove e redditizie speculazioni edilizie.
Il luogo è stato stigmatizzato dalle autorità come posto pericoloso e con un alto livello di criminalità, per questo inaccessibile ai turisti e spesso anche agli studiosi.
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Già nel XIV secolo esistevano abitazioni-tomba usate dai più bisognosi per ripararsi. Con l’esplosione demografica e il fallimento delle politiche di edilizia popolare, una moltitudine impressionante di poveri urbani e masse rurali, ha occupato abusivamente le camere mortuarie e le piccole stanze costruite originariamente per ospitare i pellegrini e i guardiani dei mausolei.
Vi ho voluto parlare (velocemente) di questo posto, perchè con la mia Shoot 4 Change elaboreremo delle proposte pratiche e delle iniziative da svolgere in collaborazione con i volontari di Live in Slums per attuare ancora una volta un approccio estremamente pratico alla “fotografia sociale” che non sia semplicemente l’andare a “fare foto” o a raccontare una storia di forte impatto. La fotografia può, e deve (a nostro avviso), avere un ruolo propositivo ma anche realizzativo di iniziative pratiche a favore di un cambiamento sociale. Allora, che ne dite? Vi unite a noi? Stiamo pensando di realizzare un workshop molto pratico nella ( e per la ) Città dei Morti nei prossimi mesi (ma non prima dell’autunno/inverno).
Scrivetemi per dirci se siete eventualmente interessati, cosi’ sara’ più facile organizzare e pianificare il programma.
Antonio
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